Dopo lo stop imposto la scorsa primavera dalla pandemia dalle celebrazioni col popolo, in questo aprile 2021 è stato possibile tornare a celebrare con i fedeli la festa dell’Indulgenza, antichissima ricorrenza indetta con bolla papale del 1° giugno 1485.
Papa Innocenzo VIII, già vescovo di Molfetta, volle che l’indulgenza fosse concessa a tutti coloro che avessero visitato la Basilica della Madonna dei Martiri nella domenica dopo Pasqua e nella festa dell’8 settembre. Per ottenere l’indulgenza, era necessario – come tuttora è – essersi confessati, aver partecipato alla celebrazione eucaristica e pregare secondo le intenzioni del Papa. La festa dell’Indulgenza di quest’anno si è aperta con la messa vespertina di sabato 10 aprile e si è chiusa con la celebrazione della sera di domenica 11 aprile, prima domenica dopo Pasqua, presieduta dal Capitolo Cattedrale di Molfetta L’apertura si è svolta secondo il consueto rito che precede la messa, durante il quale i fedeli bussano alla porta della Basilica per chiedere umilmente il dono dell’Indulgenza e vengono accolti dai frati che custodiscono il santuario. Dopo il rito e la lettura della bolla d’indizione, è iniziata la celebrazione presieduta dal rettore e parroco fra Nicola Violante, che, rifacendosi al vangelo della domenica riguardante le apparizioni di Cristo Risorto nel cenacolo, ha ricordato come il passaggio del Risorto infonda forza e coraggio per affrontare le paure. Spesso si incontra il Risorto nelle ferite della storia, quando si ha più paura. Ma è proprio quell’incontro a far volgere l’operato di ciascuno al bene e alla giustizia.
Durante le celebrazioni di domenica 11, i fedeli, sempre nel rigoroso rispetto delle vigenti normative anti-covid, hanno potuto recarsi presso il santuario anche durante le messe mattutine delle ore 8.00, 10.00 e 11.30. La celebrazione delle 19.00, presieduta dal Capitolo Cattedrale – presente solo con alcuni rappresentanti a causa della pandemia -, ha segnato la conclusione della festa. Il celebrante è stato Mons. Luigi De Palma, che ha colto l’occasione non solo di riflettere sul vangelo della domenica, ma anche – con la sua connaturata attenzione agli aspetti storici in quanto docente di Storia della Chiesa – di ripercorrere la storia della festa, tradizionalmente abbinata anche alla festa delle scarcelle. Ha anche riportato alla memoria le tradizioni dei giorni di Pasqua che in queste ultime due primavere non si sono potute rinnovare, impedendo al popolo di contemplare per le vie della città in particolare le immagini del Cristo straziato e deposto dalla croce e del Cristo sulle gambe di Maria. I fedeli sono andati via da queste celebrazioni consolati, con la certezza che anche nella precarietà del momento c’è sempre un Padre che accoglie, perdona, sostiene, per mezzo del Suo Figlio morto, risorto e presente nella Storia e mediante la tenerezza implacabile dello sguardo di Maria. Uno sguardo che da secoli è rivolto alla città di Molfetta proprio da quell’icona venerata in Basilica, le cui capacità prodigiose furono ufficialmente riconosciute dalla Chiesa con la bolla del 1485 e tutt’oggi continuano a far fiorire grazie.